Da quando ho preso l’abitudine di acquistare giornali locali spesso mi cade l’occhio (non a caso) sulle offerte di lavoro e non posso non constatare che la maggior parte degli annunci da parte delle aziende sono rivolti alla ricerca di venditori. La cosa simpatica per non dire tragica è che tutti, ma proprio tutti gli annunci usano terminologie differenti dalla parola “venditore”: si ricerca un responsabile sviluppo, consulente finanziario, consulente assicurativo, consulente previdenziale, addetto commerciale, risorsa per ampliamento team marketing territoriale, procacciatore d’affari…….Poi ci sono le aziende che cercano di darsi un tono ricercando “ Manager Sales Account” per la distribuzione della “originale porchetta di Ariccia” nella zona del basso Lazio e dell’Agro Pontino.
Purtroppo in Italia è normale l’abitudine di associare al termine “venditore” il significato di “mercante”, “trafficante”, “bottegaio”……”piazzista”…… nel senso più dispregiativo del termine.
Questo perché in Italia manca una vera cultura della vendita.
Dal dopoguerra fino al 2008, l’economia fra alti e meno alti, ha sempre tirato, c’era da mangiare per tutti, bastava alzare la saracinesca dell’ufficio e vendevi le tue polizze con poca fatica. In Italia quindi, la scuola ha sempre ignorato l’aspetto della vendita, e ci si ritrova oggi, che si cerca di colmare questa lacuna, attraverso corsi di vendita, più o meno specializzati che però guarda caso, sono tenuti da docenti universitari, psicologi, esperti di PNL, giornalisti, neo laureati in scienze della comunicazione, o della formazione, o sedicenti esperti della nuova professione di vendita, conosciuta come network marketer; tutte persone senza ombra di dubbio preparatissime, ma che non hanno mai venduto nulla in vita loro come ruolo professionale. La cosa ancora più grave è che dai direttori commerciali delle compagnie di assicurazione, per finire fino all’ultimo degli ispettori, si contano sul palmo di una mano, quelli che possono vantare, nel loro curriculum vitae almeno due anni come subagente professionista.
A mio parere il nome giusto da usare per definirci è proprio “VENDITORE”, esattamente come negli USA, ad esempio si usa il termine “Salesman”. Li a differenza che da noi, le persone che svolgono la fantastica professione della vendita vengono considerati delle “colonne portanti” dell’azienda e non come qua dove a prescindere dall’S/P che dai alla compagnia, sei un succhia provvigioni e basta, e come tale prima ti tagliano meglio è.
Ed ora facciamoci tutti un bell’esame di coscienza; e se ti hanno scosso queste righe lasciami il tuo parere qua sotto